Fuoco piccolo
Una rassegna poetica. Una storia d'amore post-apocalittica. Uno confronto epistolare.
Alcuni di voi l’hanno visto sullo schermo che resta sempre acceso in mezzo alla sala comune. Alcuni di voi l’hanno spiato dalle spalle di altri su uno dei cinque o sei smartphone che funzionano ancora.
Altri se lo sono fatti raccontare. Altri ancora, quando qualcuno ha iniziato con “Sai cos’hanno pubblicato?”, non hanno voluto saperne niente. Hanno cambiato strada, si sono allontanati, hanno detto “non voglio rovinarmi la giornata” e sono andati a cucinare, a sistemare le stanze, a cercare fogli per nuove lettere o un posto tranquillo per riposare.
Tu sei stato uno degli ultimi. Hai aspettato fino alla fine della giornata, hai svolto i tuoi compiti ( prima la legna per il fuoco, i vestiti ad asciugare da controllare, parlare con chi sta giù al fiume e controllare chi portava al riparo l’acqua da bollire) e poi, con una rassegnazione distinta hai detto a L., la tua spalla, “fammi vedere” e hai visto.
Poi, mi hai subito scritto.
Il mondo brucia carissimo amore.
Vorrei dire che sta accadendo solo a Los Angeles ma così non è.
Il mondo brucia e sono i tronchi della foresta Amazzonica, ed è il fumo che esce ancora dagli edifici di Gaza anche se hanno detto tregua, sono i fuochi d’artificio che illuminano gli idranti in Georgia e tutte le scintille che non vediamo ad occhio nudo, ad anima nuda.
“Ci serve una nuova informazione” mi dicevi, ed era prima di partire anni fa.
Parlavi di voci trasparenti, di nuovi cercatori d’oro dove l’oro però sarebbe dovuta essere la verità e la ricompensa è un mondo libero. Ti piaceva ripeterlo. So che l’hai immaginato con insistenza per tutta la strada che hai fatto. Ma quando un uomo ricchissimo ha fatto quel saluto in diretta mondiale il mio cuore si è ridotto in cenere e ho smesso di sperare. Anche tu?
Come faremo mio potentissimo amore?
Come ci proteggeremo da tutto questo e dalla versione di noi già sbiadita e disillusa?
Settimana scorsa hanno lanciato una bomba in uno dei rari e preziosi luoghi di accoglienza e cultura della zona. Così, nello sgomento, qualcuno ha organizzato una veglia, un momento di raccoglimento, ma le nostre torce erano tutte spente.
Un uomo che si sente il capo del mondo vuole conquistare una terra libera che non è solo ghiaccio e solitudine, e io penso solo a quando alle elementari trovandola sui libri mi chiedevo ‘Quanto disto da questo posto?’.
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