Hakuzwimana

Hakuzwimana

Share this post

Hakuzwimana
Hakuzwimana
Origami (io sono fatta per tornare)
Una parete tutta per me

Origami (io sono fatta per tornare)

Eppure, non direi che non mi piace viaggiare. Solo che ho compreso che a tutto preferisco la parte in cui sospiro di sollievo sul sedile del mezzo che mi sta riportando a casa.

Avatar di Espérance Hakuzwimana
Espérance Hakuzwimana
feb 02, 2025
∙ A pagamento
13

Share this post

Hakuzwimana
Hakuzwimana
Origami (io sono fatta per tornare)
2
Condividi

Io sono fatta per tornare.
A casa, principalmente. Tutta quell’energia meravigliosa che di solito circonda le persone all’inizio di un viaggio, nel procinto di iniziare un nuovo tragitto non fa per me. L’adrenalina, la curiosità, la voglia di scoprire, il desiderio assoluto di scoprirsi e magari perdersi. Non credo che in questo momento preciso della mia vita siano cose che fanno per me. I viaggi di ritorno, i countdown verso qualcosa che conosco, i biglietti salvati sulla mia chat “Documenti” di Whatsapp riguardata ossessivamente per essere certa di, i saluti alla fine delle cene che ti separano dal rientro in camera, dal metterti a letto e dalla sveglia per la colazione prima di. Questo mi appartiene, questo parla espressamente di me. Soprattutto quando si parla di viaggi di lavoro.
E visto che di professione scrivo libri e parlo di frammenti di piccole cose che penso di aver capito ed elaborato, beh, vado spesso in giro.
Così quando mi è stato svelato l’aspetto delle trasferte, delle notti fuori casa, dei treni e degli aerei, dei driver, delle vite sconosciute che ti recuperano alle stazioni delle presentazioni in posti che non avevo mai sentito prima in vita mia, alcune cose dentro di me sono cambiate per forza e altre sono rimaste così uguali a prima che alcuni giorni, non so se prendermi in giro o farmi i complimenti.

Sono andata via da Brescia per allontanarmi da una continua sconfitta a 19 anni, per studiare a Trento, dopo aver scartato come opzioni universitarie Macerata, Roma, Nizza e la luna.
Roma non l’ho vista fino ai miei 24 anni.
Fino ai miei 14 anni l’unico posto fuori dall’Italia che ho visitato sono state la Spagna (per una vacanza di Pasqua) e la Grecia per le vacanze estive – ogni anno sempre lo stesso posto, lo stesso alloggio, piazza, ristorante e spiagge come se fossero lì ad aspettare me e la mia famiglia immutati nel tempo.
Il primo volo l’ho preso a 17 anni per andare a Lisbona con la mia classe, il secondo per andare a Brighton a fare uno scambio per imparare meglio la lingua inglese e il terzo verso la Romania per fare volontariato (un’altra storia spettacolare che l’altro giorno ho accennato a Domitilla nella nostra parentesi quadra di assurdità, privilegi pallidi e cose buffe della vita).
Poi ce ne sono stati altri ma quasi mai per piacere, per imparare, per svago o anche solo vedere altro, qualcosa di diverso da me. Eppure, non direi che non mi piace viaggiare. Solo che ho compreso che a tutto (sia della traversata oceanica che del viaggio in treno da Torino a Cuneo) preferisco la parte in cui sospiro di sollievo sul sedile del mezzo che mi sta riportando a casa.
A un certo punto scrivere è diventato organizzare i viaggi, sentirmi con una persona che sta dietro la dicitura di “ufficio stampa” (ciao Letizia! Santa Letizia subito!) ho capito che il tempo e lo spazio non sarebbero più stati miei come avrei voluto, mi sono sentita come presa in giro.
Come autrice di romanzi mi sono sempre immaginata con la schiena ricurva su uno scrittoio in legno di pero, la consegna di un manoscritto stampato in casa e incartato in una busta giallo paglierino e letto da una casa editrice importante e lontana. Nella mia testa è sempre stato chiaro che a spostarsi non sarei mai stata io ma piuttosto le mie parole. Manoscritti, copie in libreria, libri fisici nelle case.
E invece no. La fregatura era dietro l’angolo e io l’ho scoperto il giorno in cui ho ricevuto l’invito a una call intitolata “Tutta intera – eventi”.

“Che figata che puoi viaggiare per lavoro!”
“Vedi sempre posti nuovi, bellissimo!”
“Aaah non sai quanto ti invidio!”
“Dov’è che vai la settimana prossima?”

haku.zwimana
A post shared by @haku.zwimana

Quando nel 2022 ho interrotto il mio primo tour di presentazioni del mio primo grande romanzo pubblicato da una delle case editrici più importanti d’Italia in molti non hanno capito ma non avevo il tempo di spiegarlo meglio di così.

Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni

Iscriviti a Hakuzwimana per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.

Already a paid subscriber? Accedi
© 2025 Espérance Ripanti Hakuzwimana
Privacy ∙ Condizioni ∙ Notifica di raccolta
Inizia a scrivere.Scarica l'app
Substack è la casa della grande cultura

Condividi