Scrivere è avere tutti gli organi al proprio posto

Proprio quando non ci pensavo più, è tornata con tutta la prepotenza del mondo e mi ha travolto: la smania.

Quando mi chiedono come sto, la maggior parte delle mie risposte comprende il mio rapporto con lo scrivere.
“Come va?”
“Non scrivo da cinque settimane”
Di base chi mi chiede vuole sapere della mia vita vera, non tanto delle pagine che riempio sui fogli di Word. Per fortuna. Anche perché non saprei come spiegargliela questa cosa della smania.
Una specie di febbre, un sibilo che non cessa, un velo leggerissimo davanti agli occhi aperti che mostra ma filtra, il pensiero fisso che non smette di zampillare e riempie l’oceano della mia immaginazione e che nella fatica immensa mi fa stare sempre bene. Quasi in delirio, un’estasi fuori dai libri di arte."

Foto French 75 Studios

“Lei è una scrittrice e il mondo glielo riconosce”
Un venerdì del 2021, davanti alle migliaia di cose che lascio incomplete e che non so, la mia vecchia psicologa mi ha detto una cosa tipo: “Comunque lei scrive libri, li finisce e qualcuno glieli pubblica. Lei è una scrittrice e il mondo glielo riconosce, perché lei no?” .
Io non lo so come si sentano le persone a comprare una casa o una macchina, a mettere al mondo un essere umano fatto e finito, a conseguire una laurea, a portare avanti degli obiettivi, ad avere la chiara e limpida idea del completare veramente un obbiettivo, un percorso. Non lo so. Le uniche cose che ho davvero finito nella mia vita sono le scuole dell’obbligo, una buona percentuale dei libri che ho comprato, un master, alcune relazioni perché era il caso, le Moleskine del 2018, del 2019 e pure del 2020 perché avevo un sacco di cose da dirmi, la corsa campestre in seconda media e poco altro.
I libri che ho scritto, per esempio.
Per farlo ho dovuto iniziarli però. Cosa mai facile.
Per questo ho bisogno della smania.